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L’importanza della Vitamina D: scopriamo i fattori che ne influenzano la sintesi da esposizione solare

vitamina D
  • Cosa sono le vitamine

Le vitamine sono sostanze organiche indispensabili al funzionamento dell’organismo. Svolgono un’importanze funzione protettiva e regolatrice: agiscono come fattori di crescita, rafforzano le strutture nervose, rafforzano il sistema immunitario e intervengono in tutte le reazioni organiche controllando le attività biochimiche.

Le vitamine si possono suddividere in due grandi gruppi:

Idrosolubili, che necessitano di un’assunzione giornaliera poiché non si depositano nell’organismo, come ad esempio le vitamine del gruppo B.

Liposolubili, che vengono assorbite assieme ai grassi alimentari e accumulate nel fegato. La carenza si manifesta in seguito a una mancata assunzione per lunghi periodi. Ne fanno parte la vitamina A, E, K e la vitamina D di cui oggi parleremo.

  • La vitamina D

La vitamina D nella sua forma attivata, agisce come un ormone che regola vari organi, sistemi ed è molto utile nel controllo dell’infiammazione e nel potenziamento del sistema immunitario. Considerando il fatto che attualmente la forma biologicamente attiva della vitamina D, cioè l’1,25-diidrossicolecalciferolo (detta anche vitamina D3 o calcitriolo), è appunto un ormone steroideo, è piuttosto buffo che essa, sia stata classificata proprio come vitamina.

La prima descrizione scientifica di un deficit di vitamina D è stata fornita nel XVII sec. con lo studio del rachitismo. Successivamente con lo sviluppo della scienza della nutrizione e la scoperta delle vitamine si capì più a fondo il nesso. Nel 1919, lavorando con cani allevati esclusivamente in assenza di luce solare, si mise a punto una dieta che permise di stabilire inequivocabilmente che il rachitismo era causato da un deficit di una componente presente in tracce nella dieta.

  • Forme di Vitamina D

Le forme più note di vitamina D sono la D2 e la D3.

La Vitamina D2, conosciuta come ergocalciferolo, deriva per irradiazione ultravioletta da uno sterolo vegetale, l’ergosterolo, e si trova ad esempio nei funghi. Questa forma di vitamina D è stata la prima ad essere isolata e identificata e rappresentava la principale forma di vitamina D prodotta per integrare le diete anche se in seguito è stata sostituita dalla D3.

La Vitamina D3, senza dubbio più importante rispetto alla precedente, è presente nel latte bovino, umano, pesci grassi e nell’olio di fegato di merluzzo: viene però soprattutto sintetizzata dalla pelle attraverso l’assorbimento dei raggi UVB, e successiva conversione del 7-deidrocolesterolo in previtamina D3. È stato calcolato che in 24 ore alla temperatura corporea di 37° approssimativamente circa il 50% della previtamina D3 viene convertito in vitamina D3. La vitamina D3 di origine esogena viene assorbita a livello duodenale e delle prime anse digiunali. Nel sangue la vitamina è veicolata da una specifica alfa-1-globulina: può quindi venir metabolizzata oppure immagazzinata a livello del tessuto adiposo come precursore della forma attiva, calcitriolo.

  • Il fabbisogno di Vitamina D tra esposizione al sole e alimentazione

Va tenuto presente che alle nostre latitudini circa l’80% del fabbisogno di vitamina D è garantito dall’irradiazione solare e il restante 20% viene assicurato dall’alimentazione. Per tale motivo, una corretta e adeguata esposizione ai raggi solari risulta fondamentale nel favorire un’efficiente sintesi di vitamina D3.

L’esposizione alle radiazioni UVB e la sintesi della vitamina sono influenzate da diversi fattori:

– Stagione e latitudine

Soltanto una piccola parte dei raggi solari UVB raggiunge la superficie terrestre perché assorbiti dall’atmosfera terrestre. Questo fenomeno aumenta all’aumentare della latitudine, ovvero man mano che ci allontaniamo dall’equatore, e durante la stagione invernale con conseguente difficoltà nel produrre un adeguato quantitativo di Vitamina D3.

Detto ciò, verrebbe da pensare che, prendendo in considerazione l’Europa, la popolazione italiana risulti tra i primi posti in termini di concentrazione di Vitamina D3 circolante. Ed invece gli italiani si trovano in fondo a questa particolare classifica dove a primeggiare sono paradossalmente gli abitanti scandinavi, i quali compensano lo svantaggio della posizione geografica con l’alimentazione e l’integrazione per soddisfare il loro fabbisogno.

– Ora del giorno

L’orario della giornata e, di conseguenza, il posizionamento del sole, influisce sull’intensità dei raggi UVB che raggiungono i valori massimi tra le 11:00 e le 15:00.

– Altitudine

All’aumentare dell’altitudine corrisponde un aumento dell’intensità della radiazione UVB che raggiunge la superficie terrestre. Questo perché, ad altitudini maggiori, il percorso dei raggi UVB che attraversano l’atmosfera è minore e, dunque, l’effetto di filtraggio è meno efficiente.

– Inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico assorbe le radiazioni solari UVB e, di conseguenza, riduce l’efficacia dell’esposizione al sole nella produzione di vitamina D.

– Contenuto di melanina della pelle

Le persone con la pelle più scura hanno in genere più melanina e per tale motivo necessitano di tempi di esposizione maggiori rispetto alle persone di carnagione chiara per sintetizzare gli stessi quantitativi di vitamina D.

– Uso di creme solari

Le creme solari, fondamentali per la protezione da malattie della pelle, riducono l’assorbimento dei raggi UVB.

I fattori che influenzano l’esposizione alle radiazioni UV e le ricerche condotte finora sulla quantità di esposizione al sole necessaria per mantenere adeguati livelli di vitamina D rendono difficile fornire linee guida generali. È stato suggerito da alcuni ricercatori, ad esempio, che circa 15-30 minuti di esposizione al sole tra le ore 10 e le ore 15 almeno due volte alla settimana di solito portano a una sufficiente sintesi di vitamina D.

  • Integrazioni di Vitamina D

Gli individui con esposizione al sole limitata devono aggiungere buone fonti di vitamina D alla loro dieta o assumere una supplementazione farmacologica per raggiungere i livelli sierici adeguati.

Il dosaggio della 25-OH-D3 riveste un ruolo essenziale nel monitoraggio dei pazienti che presentano disturbi del metabolismo del calcio associati a rachitismo, ipocalcemia, gravidanza, ipoparatiroidismo e osteoporosi nella postmenopausa.

I valori di riferimento espressi in ng/ml sono i seguenti:

  • carenza: <10
  • insufficienza: 10 – 30
  • sufficienza: 30 – 100
  • tossicità: >100

Purtroppo, non sempre la sintesi copre il fabbisogno individuale, specie nei soggetti anziani e fragili, nei quali diventa pertanto indispensabile la supplementazione.

In tabella troviamo la stima di dose terapeutica e di mantenimento in funzione dei livelli di 25(OH)D in soggetti che non hanno ricevuto supplementi nell’ultimo anno secondo le linee guida SIOMMS. Risulta, quindi, molto utile controllare periodicamente il valore sierico di tale vitamina e consultare il proprio medico qualora se ne rilevasse una carenza.

Alterazioni del fabbisogno di vitamina D sono state associate a diversi tipi di malattie, dal diabete all’infarto, dall’Alzheimer all’asma. Più di recente, nel corso della pandemia da Covid-19, nella comunità scientifica si è aperto il dibattito sulla possibilità che una carenza di vitamina D aumenti il rischio di sviluppare forme gravi di infezione da Sars-CoV-2. Al momento però la questione resta ancora da approfondire.

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Leggi anche Cosa fare in caso di carenza di Vitamina D.

Dr Attilio Essolino, biologo nutrizionista

Author: Dr Attilio Essolino, biologo nutrizionista

Biologo Nutrizionista, esperto in Nutrizione Sportiva, Nutrizionista ufficiale della Lega Calcio Diglio. Membro più giovane dello staff di ricercatori della DD Clinic Foundation, si occupa di nutrizione generale in condizioni fisiologiche e in condizioni patologiche accertate.