Quando si parla di Vitamina D si fa riferimento ad un gruppo di pro-ormoni liposolubili composto da 5 vitamine (D1, D2, D3, D4 e D5) veicolate nell’organismo attraverso i lipidi.
Le due forme più comuni e importanti, soprattutto per il valore biologico, sono:
- l’ergocalciferolo, o vitamina D2, di origine vegetale;
- il colecalciferolo, o vitamina D3, di origine animale e derivante dal colesterolo.
Proprietà della vitamina D
La vitamina D è nota anche come “vitamina del sole” in quanto la sua produzione a livello organico ed epidermico deriva dall’esposizione alla luce solare per effetto dei raggi UVB. Svolge funzioni molto importanti per l’organismo:
- regola l’assorbimento della vitamina A;
- regola i livelli del fosforo e del calcio, fondamentale per il mantenimento della compattezza e della salute delle ossa e dei denti;
- aiuta a mantenere la normale funzione dei muscoli;
- consente il buon funzionamento del sistema nervoso e il mantenimento delle funzioni cerebrali e del buon umore;
- contribuisce alla crescita sana delle cellule;
- favorisce il buon funzionamento del sistema immunitario;
- svolge un’azione antitumorale e protegge dalle infezioni;
- è utile contro il rachitismo, una malattia infantile con conseguenze gravi sulla crescita.
Carenza di vitamina D
Cosa succede in caso di carenza di vitamina D?
Le fonti principali da cui il nostro organismo può ottenere vitamina D sono essenzialmente l’alimentazione e l’esposizione al sole. Spesso si sottovaluta la possibilità di essere soggetti ad una possibile carenza di vitamina D fin quando essa non viene diagnosticata.
La carenza di vitamina D è misurabile attraverso le semplici analisi del sangue. Generalmente i valori normali vitamina D sono compresi fra 30 e 100 ng/mL.
Tra i sintomi più comuni che denotano mancanza di vitamina D ci sono:
- dolori alle ossa
- eccesso di sudorazione (mani e testa)
- stanchezza, debolezza muscolare
- cattivo umore, stato depressivo
La carenza di vitamina D può dipendere da un insieme di fattori:
- un’inadeguata esposizione solare
- un insufficiente apporto alimentare
- la presenza di malattie renali o epatiche
- un aumento del fabbisogno e l’assunzione di alcuni specifici farmaci.
I soggetti maggiormente esposti ad una carenza di vitamina D sono coloro che trascorrono quotidianamente poco tempo all’aria aperta e coloro che non assumono un’adeguata quantità di fonti alimentari di vitamina D.
La produzione di vitamina D da esposizione solare può essere influenzata da diversi fattori come ad esempio l’ora del giorno, il tempo di esposizione, le variazioni stagionali delle radiazioni UVB, altitudine e latitudine, la quantità di pelle esposta, la carnagione e l’eventuale utilizzo di creme solari.
Esporre al sole almeno il viso e le braccia per circa 15-20 minuti al giorno, naturalmente con le dovute cautele, è una delle indicazioni di base degli esperti per permettere al nostro organismo di sintetizzare vitamina D grazie alla luce naturale, non solo durante la stagione estiva e nelle giornate soleggiate, ma nel corso di tutto l’anno.
Conseguenze della carenza di vitamina D
La carenza consiste in un livello di vitamina D insufficiente a mantenere in salute l’organismo dell’essere umano.
In medicina, la carenza di vitamina D è anche nota come ipovitaminosi D.
Le principali conseguenze della carenza di vitamina D nell’essere umano sono il rachitismo, nei soggetti di giovani o molto giovani, e l’osteomalacia e l’osteoporosi, negli individui adulti.
Tuttavia, l’ipovitaminosi D non si limita a questo: di recente, infatti, gli esperti hanno evidenziato anche la connessione con problematiche cardiovascolari e la predisposizione a una serie di malattie gravi, quali diabete, ipertensione, dislipidemie, sindrome metabolica fino all’Alzheimer, all’asma o alla sclerosi multipla.
Gli studi scientifici hanno storicamente mostrato l’efficacia della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento di rachitismo ed osteomalacia. Per diagnosticare la carenza di vitamina D, i medici ricorrono alla misurazione dei livelli sanguigni di calcidiolo, anche noto come 25-idrossicalciferolo, abbreviato in 25(OH) D.
Il valore di 25(OH) D pari a 20 ng/ml (50 nmol/l) è ritenuto, secondo supporto scientifico, il limite oltre il quale viene garantito un adeguato assorbimento intestinale di calcio e il controllo dei livelli di paratormone nella quasi totalità della popolazione.
Esso dunque rappresenta il livello sotto il quale iniziare una supplementazione (IOM 2011).
L’intervallo dei valori compresi tra 20 e 40 ng/mL viene considerato come “desirable range” in base a motivazioni di efficacia, garantita oltre i 20 ng/mL, e sicurezza, non essendovi rischi aggiuntivi al di sotto dei 40 ng/mL.
I rimedi
In caso di carenza è bene assumere integratori specifici, sempre sotto controllo medico. Il fabbisogno quotidiano fisiologico di vitamina D varia con l’età e il sesso. Queste quantità, quando si svolge una vita regolare che permette di vivere anche fuori casa, viene immagazzinata in maniera naturale attraverso l’esposizione ai raggi solari.
Tuttavia, oltre a una maggiore esposizione alla luce naturale, un ottimo rimedio per chi è carente di vitamina D è attingere a fonti alimentari quali:
- alimenti di origine animale, come fegato, uova, burro, latte, soprattutto il pesce e gli oli che contiene (salmone, pesce spada, sogliola, aringhe, merluzzo, anguilla, carpa, dentice, sgombro, trota, sardine, tonno, pesce persico, storione);
- alimenti di origine vegetale, come funghi secchi, latte di soia e di riso, ortaggi a foglia verde.
La maggior parte degli alimenti, tuttavia, contiene scarse quantità di vitamina D. Pertanto, la sola dieta non può essere considerata una fonte sufficiente.
Nella tabella seguente, pubblicata sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è riportata una lista di alimenti con corrispondente contenuto di vitamina D espresso o in UI/100 g o in UI/L.
Latte e latticini | Contenuto medio di vitamina D | ||||||
Latte vaccino | 5-40 UI/L | ||||||
Latte di capra | 5-40 UI/L | ||||||
Burro | 30 UI/100 g | ||||||
Yogurt | 2,4 UI/100 g | ||||||
Panna | 30 UI/100 g | ||||||
Formaggi | 12-40/100 g |
Altri alimenti | Contenuto medio di vitamina D |
Maiale | 40-50 UI/100 g |
Fegato di manzo | 40-70 UI/L |
Dentice, merluzzo, orata, palombo, sogliola, trota, salmone, aringhe | 300-1500/100 g |
Olio di fegato di merluzzo | 400 UI/5ml (1 cucchiaino da the) |
Tuorlo d’uovo | 20 UI/100 g |
Quando dunque l’esposizione alla luce del sole è inadeguata o l’alimentazione non sufficientemente corretta, è bene valutare nello specifico la necessità di assumere integratori naturali di vitamina D.
Integratori di vitamina D
Le persone che possono avere bisogno di integrazioni di vitamina D sono in genere:
- gli individui che si espongono poco alla luce del sole e che vivono in luoghi molto inquinati (lo smog assorbe i raggi ultravioletti necessari ad attivare la vitamina D).
- le donne che utilizzano contracettivi orali, poiché tali farmaci interferiscono con l’assorbimento di questa vitamina.
- le donne durante la gravidanza e l’allattamento.
Gli integratori di vitamina D che si trovano in commercio sono principalmente integratori di vitamina D3. Gli studi individuano infatti nella vitamina D3 (o colecalciferolo, di provenienza animale) – e non in altre – la forma di vitamina D più efficace per assicurare giuste concentrazioni di questo nutriente nel sangue.
Essendo una delle vitamine liposolubili, per massimizzarne l’assorbimento è bene prendere gli integratori a pranzo o a cena, insieme a cibi grassi.
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La Vitamina D3 contribuisce all’assorbimento del calcio e del fosforo, aiuta a mantenere ossa e denti sani, sostiene le normali funzioni del sistema immunitario e la corretta funzione muscolare.
Ultime novità per il trattamento e la prevenzione della carenza di vitamina D: nuovi criteri regolatori per la prescrivibilità a carico del SSN, nella popolazione adulta.
L’ AIFA, attraverso il proprio sito ufficiale, ha recentemente divulgato l’istituzione della Nota 96, con determinazione n. 1533/2019, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Della Repubblica Italiana Serie generale n. 252 del 26 ottobre 2019, attraverso la quale vengono introdotti nuovi criteri che regolamentano “la prescrizione a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), nella popolazione adulta (età > 18 anni), dei medicinali con indicazione prevenzione e trattamento della carenza di Vitamina D”.
Secondo quanto riportato all’interno della Nota 96, la prescrizione a carico del SSN è limitata nei seguenti scenari clinici:
- Indipendentemente dalla determinazione della 25(OH) D
– persone istituzionalizzate;
– donne in gravidanza o in allattamento;
– persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa o osteopatie
– accertate non candidate a terapia remineralizzante (vedi nota 79). - Previa determinazione della 25(OH) D:
– persone con livelli sierici di 25(OH) D<20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate);
– persone con diagnosi di iperparatiroidismo secondario a ipovitaminosi D;
– persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia (le terapie remineralizzanti dovrebbero essere iniziate dopo la correzione della ipovitaminosi D);
– una terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D;
– malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto.
Infine, l’AIFA ha specificato che, “nelle more di un analogo processo di rivalutazione, restano al momento invariate le condizioni di rimborsabilità a carico del SSN di tali farmaci nella popolazione pediatrica”.